Storia del Polistirolo: dalla scoperta all’utilizzo di oggi

Ogni qual volta si sente nominare il polistirolo, la nostra mente corre verso l’idea di un materiale scomodo, tipico degli imballaggi, nemico delle pulizie poiché, la sua caratteristica di essere elettrostatico, non permette l’eliminazione facile di quest’ultimo. Vi stupirà pensare che questo materiale, nascosto dietro il nome comune di plastica, viene utilizzato anche per la produzione di altri utensili di uso comune come piatti, bicchieri ed anche come materiale da costruzione.

Storia del Polistirolo
Storia del Polistirolo: dalla scoperta all’utilizzo di oggi

Come tutti i materiali, anche il polistirolo ha le sue luci e le sue ombre che meritano di essere descritte. Cosa si intende precisamente con il termine polistirolo? Quale è la storia di questo materiale? Come è stato scoperto? Quali sono gli usi principali? Scopriamolo insieme.

Storia del polistirolo: la scoperta

Come spesso accade nella storia della scienza, le scoperte avvengono in maniera inaspettata e senza sapere di trovarsi di fronte a qualcosa di rivoluzionario. Nel caso del polistirolo, la scoperta è attribuita a Eduard Simon nel 1839, lui essendo farmacista si cimentò nell’estrazione di una sostanza oleosa dal Liquidambar orientalis dalla quale estrasse un monomero noto con il nome di stirolo.

Dopo qualche giorno di riposo, Simon nota che il suo stirolo era diventato gelatinoso e pensando erroneamente ad un processo di ossidazione, lo chiama ossido di stirene. Nel 1866 Berthelot dimostra che il processo non è ossidazione, bensì polimerizzazione, da qui il nome polistirolo.

La chimica del polistirolo

Il polistirolo trae origine, come anticipato, dalla polimerizzazione dello stirene. Può avvenire in assenza di inibitori anche a temperatura ambiente attraverso un processo lento e graduale. La reazione è un processo di addizione che può avere inizio da prodotti iniziatori come ad esempio i perossidi o composti in grado di produrre radicali.

La reazione è esotermica e la produzione avviene attraverso l’uso di reattori secondo tre diverse modalità:

  • in massa quando il reattore contiene solo stirene;
  • in sospensione quando lo stirene è mantenuto, tramite agitazione continua, sospeso in acqua;
  • in emulsione quando lo stirene è mantenuto in emulsione attraverso l’uso di prodotti tensioattivi.

Il successo del materiale

Nel corso del tempo la versatilità del polistirolo diventa nota e inizia la produzione e la commercializzazione su larga scala. Le caratteristiche del materiale sono innumerevoli: è termoplastico, si può lavorare dunque con il calore conferendogli la forma che più si desidera, a temperatura ambiente è trasparente dunque può essere utile per la creazione di custodie o contenitori, è impermeabile e leggero tant’è che, quello che nel linguaggio comune si indica con polistirolo, non è altro che polistirolo espanso che viene usato per gli imballaggi e per la protezione di oggetti delicati.

In un’epoca storica come la nostra dove impazzano gli acquisti on line, effettuare un trasporto senza rischi di rottura è una garanzia per il venditore e per l’acquirente.

I difetti del polistirolo

Se nel precedente paragrafo abbiamo enunciato i pregi di questo materiale, come ogni materiale ha i propri punti deboli soprattutto se utilizzato in grandi quantità. Nel caso del polistirolo infatti, un tema ad esso correlato da non sottovalutare è l’inquinamento, spesso si ritrova in grandi quantità in siti inquinati e il grande problema è che non è biodegradabile motivo per cui resta intatto per decine e decine di anni.

Utilizzo consapevole del polistirolo

Sembra strano che, da uomini quali siamo, ogni qual volta si verifichino danni ambientali attribuiamo la colpa al materiale o più in generale al fattore inquinante. Anche se il problema è intrinseco al polistirolo, è l’uomo che lo getta nei corsi d’acqua e non in appositi punti di raccolta, dunque, il problema per il pianeta o meglio, per la presenza di vita sul pianeta, non è il materiale in sé, ma il processo di smaltimento.

Se è vero che il materiale non è biodegradabile, è vero anche che è riciclabile al 100% e se vi state chiedendo dove si butta il polistirolo, sappiate che il polistirolo utilizzato per gli imballaggi si butta nel secco indifferenziato, mentre il polistirolo per usi alimentari nella plastica. Molto spesso, infatti, senza nominare i grandi danni ambientali, il corretto smaltimento parte dalla quotidianità di ognuno e dalla giusta educazione civica dei cittadini.

Differenziare i rifiuti e, in questo caso, gettare in modo opportuno il polistirolo permetterebbe un uso sostenibile del materiale, permetterebbe di vivere in un pianeta a misura d’uomo ed aumenterebbe la qualità della nostra vita, potremo infatti sfruttare le caratteristiche di questo materiale senza necessariamente demonizzarlo.

In sostanza gli scienziati hanno effettuato questa scoperta che all’epoca è stata rivoluzionaria, ma resta nella responsabilità di tutti noi utilizzarla nella maniera più consona.